lunedì 9 giugno 2014

TOTTUS IN PARI - A ROMA, SPETTACOLO SUL TEATRO-CANZONE DI GABER – LUPORINI CON LUCA MARTELLA E LE ASSOCIAZIONE SARDE DI ROMA E OSTIA


di Patrizia Boi
Da una idea e dall’iniziativa della scrittrice Patrizia Boi socia e collaboratrice del GREMIO
Il Gremio dei Sardi di Roma, Il Circolo Quattro Mori di Ostia, l’Associazione Culturale Grazia Deledda di Ciampino unitamente a La FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e alla Cooperativa Go in Sardinia Traghetti in collaborazione con il Dopolavoro Ferroviario di Roma, il Centro Sportivo Italiano Comitato Provinciale di Roma  e il Centro Umanistico di Solidarietà di Ciampino hanno organizzato e presentato un grande Evento Spettacolo di Solidarietà per la Sardegna con il Patrocinio del Comune di Roma,   dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi) di Roma e del Lazio e del Rotary Distretto 2080. Luca Martella e la sua Band hanno portato in scena lo Spettacolo Storie del Signor G… 10 anni dopo. E pensare che c’era il pensiero per festeggiare il 70° Anniversario del Centro Sportivo Italiano con una raccolta fondi in favore dei cittadini colpiti nel novembre dello scorso anno dal disastroso evento alluvionale che ha seminato in Sardegna terrore, distruzione e morte. Il nuovo spettacolo dal vivo scritto, interpretato e diretto da Luca Martella, propone una rivisitazione dei brani più celebri del Teatro-Canzone selezionati dal vasto repertorio teatrale di Gaber-Luporini in un susseguirsi di monologhi e canzoni che spaziano da  Lo shampoo a Destra-Sinistra, da Mi  fa male il mondo a Io non mi sento Italiano, da Qualcuno era comunista a La razza in estinzione, da L’America La Libertà, ripercorrendo la storia del Signor G attraverso un arco di tempo che va dagli anni ’70 al 2000. Grazie alla somiglianza con il Grande Gaber e alla sua abilità di attore, Luca Martella interpreta la parabola gaberiana in un recital in due atti con la sensibilità dell’oggi, nell’intento di prendere atto della nuova realtà, affrontarla, deriderla, soffrirne e allo stesso tempo proporre una riflessione come utile strumento di consapevolezza per le nuove generazioni.  Oltre due ore di performance intensa e coinvolgente in un volo dal ritmo serrato che racconta quarant’anni di riflessioni nate dal connubio del genio di Gaber e di Luporini insieme. Gaber era quello che portava il messaggio in prima linea, Luporini agiva dietro le quinte, sempre schivo nei confronti della notorietà, lontano dai meccanismi della pubblicità e della fama. Non andava nemmeno a vedere i suoi spettacoli, salvo che non ci fosse qualche affinamento da fare, passava i suoi mesi estivi rinchiuso a riflettere nella casa di Montemagno insieme a Gaber e poi lasciava che il Signor G se la vedesse da solo con i capricci delle folle e le diavolerie dei giornali e dei Media. Martella ne interpreta il pensiero, le emozioni, i dubbi, la poesia, la sottile ironia, la rabbia, la denuncia, la riflessione, la speranza, facendo danzare le parole di un tempo al ritmo dell’oggi… L’Attore stesso spiega le motivazioni che lo hanno condotto ad occuparsi proprio del Signor G: Il Teatro-Canzone di Gaber-Luporini è sempre stato un punto di riferimento per me, già dai tempi dell’Accademia… e poi se guardate bene il mio profilo… c’è una certa somiglianza con Gaber… con questo naso al piede… che da sempre mi precede”. In realtà Luca Martella riconosce nella parabola gaberiana la sua stessa storia, con tutti i trionfi, le amarezze, le illusioni, le delusioni, le strade esplorate e quelle ancora da percorrere… Ma soprattutto l’attore si abbandona al personaggio del Signor G, a quell’“uomo senza qualità” in grado di dipingere con pennellate sottili lo spirito della sua epoca e della nostra epoca… Ci sono istanti in cui Martella assume il volto vero del Signor G, pure nella sua personale e unica interpretazione, con una straordinaria  mimica facciale, con un linguaggio del corpo che interpreta ogni minimo cambiamento di ritmo, di tema, di emozione: gioia, sofferenza, rassegnazione,  conflitto, delusione, dubbio… Martella è fluido, sincero, emozionante, fluente, esilarante e il tempo vola per la platea, i due Atti terminano in un istante e immediatamente dopo c’è il vuoto, una mancanza, il bisogno di ascoltare ancora un altro pezzo… il pubblico si sente come schiaffeggiato da un vortice, dall’impellenza di un’idea, di un pensiero, dal desiderio di superare la staticità di giorni mesi e anni che si susseguono tutti uguali…  Martella, ricucendo i testi del Teatro-Canzone di Gaber-Luporini alla sua personale esperienza, non si limita a toccare gli attuali disastri politici, economici e sociali del paese, ma dipinge il suo volto anche delle espressioni della tenerezza e dell’amore che caratterizzavano Gaber quando si occupava dell’annosa questione dell’Uomo e della Donna, della drammaticità della relazione e della difficoltà di trovare armonia ed equilibrio. L’interpretazione di “Falso contatto”, per esempio, lascia sempre la platea attonita: la persone di ogni età si divertono quando viene rappresentato il tema dell’impotenza, della paura del fallimento che coglie il maschio di fronte a un mondo femminile sempre più consapevole, ma nello stesso tempo accolgono questa fragilità come fosse una realtà universale e partecipano attivamente immedesimandosi anch’esse nella situazione e nel personaggio. In questa dicotomia dilaniante e straniante ma nel contempo corroborante, l’attore/regista rivolge il messaggio gaberiano ad un pubblico di ogni età; è però evidente la volontà di coinvolgere i giovani che sono preziosi serbatoi in cui ritrovare l’energia per rivitalizzare il Sogno e le ali del “gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito”. Una passione viscerale per il jazz unisce Martella a Gaber, tanto che nel suo quintetto annovera musicisti d’eccezione come il Maestro Fabio di Cocco alle Tastiere, Massimiliano de Lucia alla Batteria, Andrea Colella al Contrabbasso, Matteo Martella al Sax, Giancarlo Martella alla Chitarra. È da notare come, interpretando il profetico spirito di Gaber-Luporini, Luca Martella regista abbia voluto unire sul palcoscenico tre generazioni: la sua come  voce del Poeta Vate, quella di suo padre Giancarlo alla Chitarra e quella di suo figlio Matteo al Sax. In una società ormai naufragata per la perdita dei valori fondamentali della vita, la dichiarazione dello stesso Martella  - Ho voluto coinvolgere la mia famiglia per dare allo spettacolo il senso di un ciclo compiuto, ma anche per ringraziane i miei cari di essermi sempre stati vicini  nel mio difficile percorso -, invita a riflettere anche sui valori perduti. Durante lo spettacolo, il  fraseggio con i musicisti, come per un affiatamento antico, accorda pause ai monologhi incalzanti e nello stesso tempo cortocircuita il pubblico con un movimento che concede spazi angusti alla distrazione. È evidente l’intento di concatenare il palcoscenico alla vita reale, il copione teatrale al copione di vita, come se l’uno fosse da stimolo all’altro consentendo un’esplorazione utile a portare consapevolezza e guarigione. Luca Martella è attore professionista di teatro, cinema e televisione, ma nonostante le sue ottime interpretazioni di Lorca, Beckett, Pirandello, diventa coinvolgente e catartico soprattutto nelle sue rappresentazioni del Signor G. Oggi ci piacerebbe sapere come la coppia Gaber- Luporini avrebbe analizzato l’attuale situazione di crisi del paese, quali accadimenti l’avrebbe più coinvolta, quali angosce l’avrebbe pervasa, quali speranze avrebbe ancora potuto riporre sul  futuro…  La genialità dei due amici – uniti in un matrimonio spirituale durato 40 anni – la loro sottile sensibilità, la tendenza a farsi coinvolgere nelle questioni della vita pubblica e privata – che Martella incarna in modo eccellente – avevano loro già permesso di traguardare oltre, di prevedere cosa sarebbe accaduto come solo i poeti e gli intellettuali sanno fare. È  compito degli intellettuali, infatti, quello di esplorare dubbi e malumori, di compiere viaggi emotivi capaci di aprire la mente a ogni cambiamento, movimento e trasformazione… o come dice un famoso testo  del Teatro-Canzone  stesso “di cambiare veramente la vita”…La scelta dei brani, il discorso delle luci, l’ordine, i tempi, i musicisti, il figlio Matteo e il padre Giancarlo… Padre e figlio, figlio e padre… Quale delle due generazioni ha perso? Hanno perso tutte? O non ha vinto nessuna? Cosa sogna oggi il giovane Matteo? Un lavoro, una famiglia, un ideale, la Libertà…? O desidera volare via da quest’Italia senza più “intenzione” di un Futuro? Dov’è finito il gabbiano con le ali ormai rattrappite, si è trasformato in farfalla o è diventato un pesante e pachidermico insetto abbarbicato alla putrefazione delle sue radici in un sistema “in via di estinzione” ? Come potrebbe il Signor G risvegliare la folla addormentata degli italiani con parole più intense e poetiche di quelle che ha già usato? E lo ha capito Luca Martella che ogni volta che pronuncia quelle parole accende nuovi bagliori, avvia nuove letture, ignoti brillii agli occhi di quelli che lo ascoltano trasportandoli nel vivo della tenzone, del monologo, della canzone! Martella si fa portavoce, voce, palpito, battito d’ala, si fa canzone, urlo, dolore, ci fa ridere, ci fa commuovere, ci prende per mano, ci porta, ci trasporta da un tono all’altro, c’infiamma… trasmettendoci le sue convinzioni e quelle del Signor G…


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