giovedì 19 giugno 2014

SERATA DEDICATA A MARIA CARTA AL GREMIO DEI SARDI SABATO 21 GIUGNO ORE 20.00


Il Teatro Canzone al Teatro Italia con la partecipazione Straordinaria del Presidente dell'Archivio Luporini Adriano primo Baldi

http://wsimag.com/it/cultura/8970-il-teatro-canzone

Il Teatro Canzone

Chi era il Signor G?

Giorgio Gaber in scena
È da un po’ di tempo che si parla di nuovo del Teatro-Canzone, forse perché il 1° gennaio 2013 si sono celebrati i 10 anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, che con Sandro Luporini ne fu l’artefice, ed è da un anno a questa parte che sono stati organizzati eventi di vario genere. E se di Sandro Luporini e della sua arte a livello pittorico già ne abbiamo ampiamente argomentato, parlare del fenomeno che fu questa forma di arte teatrale e musicale che ha calcato le scene per così tanti anni lo si può fare solo ricordando quel grande artista che fu Giorgio Gaber.
Parlare di quarant’anni di vita artistica non è certamente facile, ma mi piace cercare di riassumere almeno le tappe principali di questa carriera straordinaria che tra alti e bassi ha condizionato il panorama musicale (e non solo) italiano nei periodi sicuramente più significativi che vanno dagli anni ‘60 agli anni 2000, anche se credo che di Giorgio Gaber e del Teatro-Canzone non si potrà mai fare a meno.
Giorgio Gaberscik nasce a Milano nel 1939; la famiglia, della media-piccola borghesia, si trasferisce dal Veneto in Lombardia in cerca di fortuna: curiosa è l’origine del cognome, in quanto gaber è un termine slavo che vuol dire "carpino", cioè albero della famiglia delle betullacee, alberi di cui doveva essere ricca la regione di provenienza. A otto-nove anni ha un infortunio che lo costringe a una rieducazione alla mano sinistra e quale migliore strumento della chitarra può utilizzare, copiando il fratello maggiore?
Ed ecco la passione per Barney Kessel, Tal Farlow e Billy Baner e per l’italiano Franco Cerri, che va ad ascoltare alla Taverna Messicana. Inizia quindi a suonare in vari gruppi, tra musica leggera e jazz, e gli artisti con cui si esibisce sono tanti: da Giugo Agosti ad Adriano Celentano, da Enzo Iannacci a Luigi Tenco. Nel frattempo si è diplomato ragioniere e la stessa estate dopo il diploma comincia a cantare, cosa che lo avrebbe aiutato a mantenersi alla Bocconi, fin quando viene notato da Nanni Ricordi, che lo lancia nel mondo dello spettacolo con la canzone Ciao ti dirò, uno dei primi brani rock in italiano, che lo fa conoscere al pubblico con la sua prima esibizione in tv alla trasmissione Il Musichiere condotta da Mario Riva nel 1959. E comincia la sua carriera anche come melodista e paroliere, e la sua Non arrossire del 1960 (scritto con Maria Monti a lei legato anche sentimentalmente) è il primo grande successo, a cui segue Trani a gogò (1962), Goganga e Porta Romana (1963).
Comincia ad appassionarsi anche alla canzone francese, riconoscendo ad essa uno spessore culturale che invece manca alla musica leggera italiana e il suo primo maestro è Jacques Brel. Televisione, Sanremo, l’incontro e le nozze con Ombretta Colli, il Festival della Canzone Napoletana… e le sue famose canzoni Torpedo bluCome è bella la città (primo tema sociale affrontato in una canzone), Il RiccardoBarbera e champagne ... sono alcune fasi della sua sempre più grande popolarità, ma arriva il 1970, un periodo così ricco di avvenimenti anche politici che lo mettono di fronte a una nuova realtà, un po’ squallida nel fare televisione ma più qualificante nel fare teatro, una scelta, anche se meno remunerativa, che lo diverte e gli consente di essere a confronto con il pubblico.
Aveva conosciuto qualche anno prima Sandro Luporini (con lui aveva scritto Così felice e Barbera e champagne) e decidono assieme di portare la canzone a teatro – e da qui la nascita del genere del Teatro-Canzone – con il personaggio del Signor G, altri se non Giorgio Gaber e Sandro Luporini o l’uno o l’altro. Ed allora ecco che come per magia si realizzano spettacoli speciali con canzoni, monologhi, racconti che grazie anche alla sua nuova casa discografica Carosello vengono trasformati in album. Gli spettacoli erano almeno di due ore, il tempo per sbloccarsi di fronte al pubblico, all’inizio erano le canzoni, poi piano piano alcuni interventi parlati (“io non sono ancora un attore”) … poi monologhi con cui affrontare temi dei più svariati. E l’estate Gaber e Luporini la trascorrevano a Viareggio per scrivere i testi dello spettacolo che sarebbe andato in scena la stagione successiva, Giorgio e Sandro i testi e poi Gaber la musica.
Ma chi è il Signor G? Il Signor G è un uomo adulto che vuole dialogare con i giovani, tema dominante del suo teatro, della sua voglia di confronto dei temi sociali e politici, spesso in controtendenza con quella che è l’opinione corrente, e la sua diviene via via una forma di comunicazione sempre più aggressiva, lanciandosi contro l’ipocrisia e la falsa coscienza delle persone: Lo Shampoo e Libertà è partecipazione sono alcuni esempi di quanto riescano Gaber e Luporini a prendere le distanze da moralisti ed intellettuali, forti di quella trasgressione che così tanto interessa i giovani.
Ma parla anche di come è difficile convivere con il quotidiano, di essere una cosa e non poterlo invece manifestare: argomenti che piacciono e il passaparola dei suoi spettacoli arriva a coinvolgere migliaia di spettatori con oltre cento repliche sia con il Signor G sia con il Dialogo e con Far finta di essere sani, ed ecco che Gaber comincia a prendere le distanze dal pubblico impegnato di sinistra. Sulla spinta del dubbio che il bisogno di cambiamento avvertito in quegli anni si stia dissolvendo in una sorta di moda o di atteggiamento di comodo nasce Anche per oggi non si vola, il cui titolo si deve a Luporini e a un amico che gli diceva quella frase quando lo vedeva arrivare nel suo negozio di colori con un'aria particolarmente assorta.
Dopo Giorgio Gaber-Recital, spettacolo antologico dove presenta il meglio del suo Teatro-Canzone, nasce Libertà obbligatoria – per la prima volta Gaber si esibisce suonando la chitarra – il cui tema è il rapporto tra l’individuo e il sistema, che lo porterà poi a raccontare in altri spettacoli anche del rapporto tra l’individuo e il proprio corpo (anch’esso influenzato dal sistema capitalistico) e poi Polli d’allevamento (La festaQuando è moda è moda), spettacolo in cui Gaber-Luporini sentono per la prima volta svanire quella spinta al cambiamento degli anni precedenti, ed esprimono tutta la delusione dell’inutile lotta contro un sistema che vuole rimanere omologato: qui dal “noi” si passa al “voi” quando Gaber e Luporini si rivolgono alla propria generazione e da qui nascono le prime tensioni e i primi dissensi specie da chi aveva tentato di tenere sotto controllo l'uragano mediatico scatenato dal Teatro-Canzone…
Con Io se fossi Dio Gaber si consacra come libero pensatore, come uomo che non ne può più della politica e incarna i disagi e la rabbia di tanti italiani e riproporrà questa canzone anche in Anni affollati, spettacolo più colto e in cui si avverte la rottura definitiva con il periodo precedente, con monologhi più divertenti (La masturbazioneL'anarchico), ma anche più disperati (Il porcellino); e poi Io se fossi Gaber, con l’appiattimento e la massificazione, Parlami d'amore Mariù, un'indagine sui sentimenti…
In questi anni Gaber si cimenta anche come regista teatrale in alcuni spettacoli la cui protagonista è la moglie Ombretta, ma arriviamo a Il Grigio, lungo monologo pubblicato anche su disco, storia di un topo che si ritira da un mondo che non gli piace, va a vivere in una casa isolata e lì deve fare i conti con tutta la sua vita, le sue ansie, è costretto a fare una continua autoanalisi, a entrare in se stesso per guardarsi, per fare un bilancio. “Quando l'uomo sprofonda nell'osservazione del sé, poi, riemerge, lentamente. È come la calma dopo la tempesta, si accetta. Tutto qui. Accettarsi”: con questo spettacolo Gaber fa una piccola pausa dal Teatro-Canzone, in quanto si tratta di uno spettacolo di prosa con un unico protagonista sul palco.
Siamo già negli anni Novanta: ci saranno tre stagioni per Il Grigio e poi Gaber ritorna a cantare in teatro e sempre con l’amico Luporini mette in scena uno spettacolo antologico, intitolato Il Teatro Canzone, che ripercorre tutta la storia dei vent'anni precedenti. L'unico inedito è il monologo Qualcuno era comunista, lucida analisi di quello che il comunismo aveva significato per tante persone, in termini di speranze ma anche di illusioni, e di quello che la fine di quell'esperienza ha voluto dire per molti. Con E pensare che c'era il pensiero Gaber riprende ad analizzare la realtà sociale con nuove canzoni come Destra-SinistraQuando sarò capace d'amare e Mi fa male il mondo e nuovi monologhi come La sedia da spostareL'equazione e Sogno in due tempi.
Un'idiozia conquistata a fatica, critica della società degli anni Novanta, è l’ultima opera (l’undicesima) del Teatro-Canzone della coppia Gaber-Luporini: andrà in scena per tre anni, ma l'ultima stagione termina prima a causa delle condizioni di salute di Giorgio Gaber; la sua Il conformista sarà poi ripresa in una versione personalizzata da Adriano Celentano. E arriviamo al 2001: l’ultimo album è La mia generazione ha perso il cui brano più significativo è La razza in estinzione, e poi la partecipazione a due puntate del programma 125 milioni di caz... te, di e con il vecchio amico Adriano Celentano che con anche Antonio Albanese, Dario Fo ed Enzo Iannacci giocando a una surreale partita a carte cantano insieme Ho visto un re.
Nonostante la malattia, questo ultimo successo televisivo lo spinge a preparare l’ultimo disco che purtroppo non sarà pubblicato se non dopo la sua morte avvenuta il 1° gennaio 2003: Io non mi sento italiano. Ecco qui il Teatro-Canzone: Giorgio Gaber, un uomo che sul palco riusciva con la sua musica, i suoi movimenti, la sua mimica a trasmettere tutto quello che con Sandro Luporini ideava sul mondo, sulla società, in un dialogo che cercava arrivasse fino in fondo al cuore di tutti quelli che lo ascoltavano, creando quel “filo” con il pubblico che lo seguì fino alla fine e che ancora oggi è felice di partecipare a ogni evento che faccia rivivere la voglia di comunicare di questi grandi artisti.
Tra le tante iniziative in corso, ricordiamo lo spettacolo di Enzo Iachetti che ad aprile a Roma ha portato in scenaChiedo scusa a Gaber, uno spettacolo in cui l’artista ha voluto omaggiare Giorgio Gaber “manipolando” i suoi classici più famosi in due ore di spettacolo con musica e monologhi; sempre ad aprile a Milano, nell’ambito della manifestazione +Milano per Gaber, organizzata dalla Fondazione Gaber, l’Università Cattolica ha dato vita all’evento *Giorgio Gaber tra libertà e appartenenza, un incontro aperto tra docenti e studenti sul Teatro-Canzone e sui valori morali della partecipazione e dell’appartenenza, e il Coro dei Piccoli Cantori di Milano si sono esibiti in cinque serate musicali. Per finire, sempre a Roma ci sarò un evento in cui rivedremo l’attore Luca Martella nei panni del Signor G nello spettacolo la cui anteprima si è svolta ad aprile scorso e che vedrà il coinvolgimento di varie associazioni a scopo benefico con il contributo visivo, per la prima volta, delle immagini delle opere pittoriche di Sandro Luporini concesse a Luca Martella da Adriano Primo Baldi, manager del grande artista amico di Giorgio Gaber, dell’ADAC di Modena.
«… no, non muovetevi
c’è un’aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa…»
Il prossimo appuntamento è per il 28 Giugno.




Luca Martella sui diari di Cineclub


lunedì 9 giugno 2014

TOTTUS IN PARI - A ROMA, SPETTACOLO SUL TEATRO-CANZONE DI GABER – LUPORINI CON LUCA MARTELLA E LE ASSOCIAZIONE SARDE DI ROMA E OSTIA


di Patrizia Boi
Da una idea e dall’iniziativa della scrittrice Patrizia Boi socia e collaboratrice del GREMIO
Il Gremio dei Sardi di Roma, Il Circolo Quattro Mori di Ostia, l’Associazione Culturale Grazia Deledda di Ciampino unitamente a La FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e alla Cooperativa Go in Sardinia Traghetti in collaborazione con il Dopolavoro Ferroviario di Roma, il Centro Sportivo Italiano Comitato Provinciale di Roma  e il Centro Umanistico di Solidarietà di Ciampino hanno organizzato e presentato un grande Evento Spettacolo di Solidarietà per la Sardegna con il Patrocinio del Comune di Roma,   dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi) di Roma e del Lazio e del Rotary Distretto 2080. Luca Martella e la sua Band hanno portato in scena lo Spettacolo Storie del Signor G… 10 anni dopo. E pensare che c’era il pensiero per festeggiare il 70° Anniversario del Centro Sportivo Italiano con una raccolta fondi in favore dei cittadini colpiti nel novembre dello scorso anno dal disastroso evento alluvionale che ha seminato in Sardegna terrore, distruzione e morte. Il nuovo spettacolo dal vivo scritto, interpretato e diretto da Luca Martella, propone una rivisitazione dei brani più celebri del Teatro-Canzone selezionati dal vasto repertorio teatrale di Gaber-Luporini in un susseguirsi di monologhi e canzoni che spaziano da  Lo shampoo a Destra-Sinistra, da Mi  fa male il mondo a Io non mi sento Italiano, da Qualcuno era comunista a La razza in estinzione, da L’America La Libertà, ripercorrendo la storia del Signor G attraverso un arco di tempo che va dagli anni ’70 al 2000. Grazie alla somiglianza con il Grande Gaber e alla sua abilità di attore, Luca Martella interpreta la parabola gaberiana in un recital in due atti con la sensibilità dell’oggi, nell’intento di prendere atto della nuova realtà, affrontarla, deriderla, soffrirne e allo stesso tempo proporre una riflessione come utile strumento di consapevolezza per le nuove generazioni.  Oltre due ore di performance intensa e coinvolgente in un volo dal ritmo serrato che racconta quarant’anni di riflessioni nate dal connubio del genio di Gaber e di Luporini insieme. Gaber era quello che portava il messaggio in prima linea, Luporini agiva dietro le quinte, sempre schivo nei confronti della notorietà, lontano dai meccanismi della pubblicità e della fama. Non andava nemmeno a vedere i suoi spettacoli, salvo che non ci fosse qualche affinamento da fare, passava i suoi mesi estivi rinchiuso a riflettere nella casa di Montemagno insieme a Gaber e poi lasciava che il Signor G se la vedesse da solo con i capricci delle folle e le diavolerie dei giornali e dei Media. Martella ne interpreta il pensiero, le emozioni, i dubbi, la poesia, la sottile ironia, la rabbia, la denuncia, la riflessione, la speranza, facendo danzare le parole di un tempo al ritmo dell’oggi… L’Attore stesso spiega le motivazioni che lo hanno condotto ad occuparsi proprio del Signor G: Il Teatro-Canzone di Gaber-Luporini è sempre stato un punto di riferimento per me, già dai tempi dell’Accademia… e poi se guardate bene il mio profilo… c’è una certa somiglianza con Gaber… con questo naso al piede… che da sempre mi precede”. In realtà Luca Martella riconosce nella parabola gaberiana la sua stessa storia, con tutti i trionfi, le amarezze, le illusioni, le delusioni, le strade esplorate e quelle ancora da percorrere… Ma soprattutto l’attore si abbandona al personaggio del Signor G, a quell’“uomo senza qualità” in grado di dipingere con pennellate sottili lo spirito della sua epoca e della nostra epoca… Ci sono istanti in cui Martella assume il volto vero del Signor G, pure nella sua personale e unica interpretazione, con una straordinaria  mimica facciale, con un linguaggio del corpo che interpreta ogni minimo cambiamento di ritmo, di tema, di emozione: gioia, sofferenza, rassegnazione,  conflitto, delusione, dubbio… Martella è fluido, sincero, emozionante, fluente, esilarante e il tempo vola per la platea, i due Atti terminano in un istante e immediatamente dopo c’è il vuoto, una mancanza, il bisogno di ascoltare ancora un altro pezzo… il pubblico si sente come schiaffeggiato da un vortice, dall’impellenza di un’idea, di un pensiero, dal desiderio di superare la staticità di giorni mesi e anni che si susseguono tutti uguali…  Martella, ricucendo i testi del Teatro-Canzone di Gaber-Luporini alla sua personale esperienza, non si limita a toccare gli attuali disastri politici, economici e sociali del paese, ma dipinge il suo volto anche delle espressioni della tenerezza e dell’amore che caratterizzavano Gaber quando si occupava dell’annosa questione dell’Uomo e della Donna, della drammaticità della relazione e della difficoltà di trovare armonia ed equilibrio. L’interpretazione di “Falso contatto”, per esempio, lascia sempre la platea attonita: la persone di ogni età si divertono quando viene rappresentato il tema dell’impotenza, della paura del fallimento che coglie il maschio di fronte a un mondo femminile sempre più consapevole, ma nello stesso tempo accolgono questa fragilità come fosse una realtà universale e partecipano attivamente immedesimandosi anch’esse nella situazione e nel personaggio. In questa dicotomia dilaniante e straniante ma nel contempo corroborante, l’attore/regista rivolge il messaggio gaberiano ad un pubblico di ogni età; è però evidente la volontà di coinvolgere i giovani che sono preziosi serbatoi in cui ritrovare l’energia per rivitalizzare il Sogno e le ali del “gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito”. Una passione viscerale per il jazz unisce Martella a Gaber, tanto che nel suo quintetto annovera musicisti d’eccezione come il Maestro Fabio di Cocco alle Tastiere, Massimiliano de Lucia alla Batteria, Andrea Colella al Contrabbasso, Matteo Martella al Sax, Giancarlo Martella alla Chitarra. È da notare come, interpretando il profetico spirito di Gaber-Luporini, Luca Martella regista abbia voluto unire sul palcoscenico tre generazioni: la sua come  voce del Poeta Vate, quella di suo padre Giancarlo alla Chitarra e quella di suo figlio Matteo al Sax. In una società ormai naufragata per la perdita dei valori fondamentali della vita, la dichiarazione dello stesso Martella  - Ho voluto coinvolgere la mia famiglia per dare allo spettacolo il senso di un ciclo compiuto, ma anche per ringraziane i miei cari di essermi sempre stati vicini  nel mio difficile percorso -, invita a riflettere anche sui valori perduti. Durante lo spettacolo, il  fraseggio con i musicisti, come per un affiatamento antico, accorda pause ai monologhi incalzanti e nello stesso tempo cortocircuita il pubblico con un movimento che concede spazi angusti alla distrazione. È evidente l’intento di concatenare il palcoscenico alla vita reale, il copione teatrale al copione di vita, come se l’uno fosse da stimolo all’altro consentendo un’esplorazione utile a portare consapevolezza e guarigione. Luca Martella è attore professionista di teatro, cinema e televisione, ma nonostante le sue ottime interpretazioni di Lorca, Beckett, Pirandello, diventa coinvolgente e catartico soprattutto nelle sue rappresentazioni del Signor G. Oggi ci piacerebbe sapere come la coppia Gaber- Luporini avrebbe analizzato l’attuale situazione di crisi del paese, quali accadimenti l’avrebbe più coinvolta, quali angosce l’avrebbe pervasa, quali speranze avrebbe ancora potuto riporre sul  futuro…  La genialità dei due amici – uniti in un matrimonio spirituale durato 40 anni – la loro sottile sensibilità, la tendenza a farsi coinvolgere nelle questioni della vita pubblica e privata – che Martella incarna in modo eccellente – avevano loro già permesso di traguardare oltre, di prevedere cosa sarebbe accaduto come solo i poeti e gli intellettuali sanno fare. È  compito degli intellettuali, infatti, quello di esplorare dubbi e malumori, di compiere viaggi emotivi capaci di aprire la mente a ogni cambiamento, movimento e trasformazione… o come dice un famoso testo  del Teatro-Canzone  stesso “di cambiare veramente la vita”…La scelta dei brani, il discorso delle luci, l’ordine, i tempi, i musicisti, il figlio Matteo e il padre Giancarlo… Padre e figlio, figlio e padre… Quale delle due generazioni ha perso? Hanno perso tutte? O non ha vinto nessuna? Cosa sogna oggi il giovane Matteo? Un lavoro, una famiglia, un ideale, la Libertà…? O desidera volare via da quest’Italia senza più “intenzione” di un Futuro? Dov’è finito il gabbiano con le ali ormai rattrappite, si è trasformato in farfalla o è diventato un pesante e pachidermico insetto abbarbicato alla putrefazione delle sue radici in un sistema “in via di estinzione” ? Come potrebbe il Signor G risvegliare la folla addormentata degli italiani con parole più intense e poetiche di quelle che ha già usato? E lo ha capito Luca Martella che ogni volta che pronuncia quelle parole accende nuovi bagliori, avvia nuove letture, ignoti brillii agli occhi di quelli che lo ascoltano trasportandoli nel vivo della tenzone, del monologo, della canzone! Martella si fa portavoce, voce, palpito, battito d’ala, si fa canzone, urlo, dolore, ci fa ridere, ci fa commuovere, ci prende per mano, ci porta, ci trasporta da un tono all’altro, c’infiamma… trasmettendoci le sue convinzioni e quelle del Signor G…


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